A proposito di Eluana
A me, come uomo, il caso di Eluana ha dimostrato la bellezza e la
grandezza del dono della vita e il nostro essere uomini piccoli di
fronte a quello che resta un grande mistero.
Eluana, con il suo flebile soffio di vita, con il suo flebile respiro, è
stata la persona che in questi giorni ha parlato e ci ha fatti parlare e
pensare di più. Il sol fatto che il suo corpo, martoriato dalla
malattia, fosse ancora capace di respiro, di vita, ha fatto si che
ognuno di noi riflettesse sulla vita e sulla morte, e si confrantasse
con la malattia. E tutto ciò è stato possibile, perchè, seppur debole,
in Eluana si manteneva un soffio di vita. Se solo fosse mancato questo
soffio vitale nessuno di noi avrebbe parlato di Eluana, sfido tutti a
dimostrare il contrario.
E' innegabile che questa debole vita abbia fatto più di quanto persone
più vitali riescano a fare in un'intera vita e che questo flebile
respiro abbia comunicato di più di quanto intere biblioteche riescano a
dire. E' questo il grande mistero di cui parlavo prima. E' la vita che
parla all'uomo, quella vita che è nell'uomo ma non è totalmente dell'uomo.
Eluana è stata un centro di relazioni e un centro d'amore
inimmaginabile. L'amore di un padre, che soffriva per la sofferenza
della figlia, l'amore delle suore che la accudivano, l'amore di quanti
hanno sperato che quell'alimentazione non fosse interrotta, l'amore di
quanti si sono spesi perchè questo accadesse e mettesse così fine alle
sue sofferenze. Posizioni contrarie, talvolta contrapposte, ma dal canto
loro tutte posizioni animate da un senso d'amore. Tutto ciò è potuto
accadere perchè Eluana respirava, perchè era ancora capace di un soffio
vitale.
E se ora dovessimo fare un bilancio nessuno di noi potrebbe negare che
la vita di Eluana, (ripeto) seppur debolissima, sia stata una vita che
ci ha dato e comunicato tanto.
Per ciò mi vien da dire che non compete a noi, uomini piccoli, di
giudicare quanto una vita sia degna di essere vissuta, perchè la vita è
un mistero più grande di noi. Anche le vite che ci sembrano più
insignificanti, hanno un loro senso, se solo non ci focalizziamo
sull'immediato, ma siamo capaci di intravvedere il disegno più grande
che riposa in quella vita. Anche nella sofferenza riposa la vita e forse
riposa la vita più degna. Non dobbiamo essere così superbi da giudicare
noi il senso di una vita, ma lasciamo alla vita mostrarci il senso del
suo disegno, che nell'immediato magari non ci appare ma che diventa più
chiaro in un orizzonte più grande. E forse saremo capaci di nuovo stupore.
un collaboratore