Ungheria. L'alba di un futuro piu' umano
La nuova Costituzione magiara oltre a riconoscere il fondamento della nazione nella cultura e traduzione cristiana apre la porta alla possibilità di vietare l’aborto, laddove sostiene che "la vita del feto deve essere protetta a partire dal momento del suo concepimento".C’era da aspettarselo: contro la nuova Costituzione ungherese che tutela «la vita del feto fin dal concepimento» si levano alte le accuse di arretramento, di integralismo ottuso e si esprime la paura di restrizioni in tema di aborto. Per rispondere vado a rileggere un passaggio della sentenza con la quale la Corte Costituzionale magiara, il 17 dicembre 1991 – nel clima di entusiasmo per una libertà da poco recuperata – affrontò il nodo della discussione sul diritto alla vita. La Corte scrisse: «La questione si pone nel senso che la posizione giuridica dell’uomo dovrebbe essere aggiornata seguendo i criteri della scienza e dell’opinione pubblica: il concetto giuridico di uomo si dovrebbe estendere alla fase prenatale, fino al concepimento. La natura e la portata di tale estensione potrebbero essere paragonate soltanto all’abolizione della schiavitù, anzi sarebbero ancora più significative perché la soggettività giuridica dell’uomo raggiungerebbe il suo estremo limite possibile e la sua perfezione: i vari concetti di uomo potrebbero coincidere». Purtroppo questa sentenza, che annullò per motivi formali la molto permissiva precedente legge comunista, non riuscì a evitare la nuova legge legalizzatrice del 1992, intitolata, con la consueta ipocrisia abortista, «Norma sulla difesa della vita del feto». Tuttavia va segnalato che dopo il preambolo dove sta scritto che «la vita del feto inizia con il concepimento», l’articolo 1 proclama: «Il feto creatosi dall’unione dei gameti femminili e maschili nell’utero materno e la donna che aspetta un bambino hanno diritto ad essere sostenuti e tutelati». Dunque la nuova Costituzione è coerente con la tradizione giuridica ungherese nel riconoscere il valore della vita umana fin dal concepimento. È un elemento assai positivo che, peraltro, di per sé, non lascia prevedere un’abrogazione della vigente legge sull’aborto, come dimostra l’esperienza. Tuttavia si deve replicare ai contestatori che tale riconoscimento è tutt’altro che un ritorno a epoche buie del passato. Al contrario esso fa intravedere l’alba di un futuro più umano. Il parallelo proposto dalla sentenza del 1992 tra l’abolizione della schiavitù e l’affermazione della piena soggettività anche giuridica dell’embrione umano è altamente significativo. Chi difende la vita nascente non si nasconde dentro una trincea che nasconde un passato in ritirata, ma si slancia animosamente verso un futuro di rinnovamento morale e civile. Nel 1985 Giovanni Paolo II di fronte all’episcopato europeo dichiarò che «l’aborto è la sconfitta dell’Europa». Non è senza significato simbolico che l’Ungheria abbia promesso la tutela del concepito nel semestre in cui, per la prima volta, ha assunto la Presidenza dell’Unione Europea. Nonostante l’esperienza del passato che ha lasciato in vigore la legislazione abortista pur in presenza del riconoscimento dell’umanità del concepito, le aree dell’abortismo sono terrorizzate dal solo fatto che questa parola – concepito – è pronunciata solennemente come indicatore di un valore. È un fatto che la dice lunga sulla radicale iniquità delle attuali leggi abortiste, fondate sulla negazione della identità umana del figlio nei primi tempi della sua esistenza. È una 'cosificazione' mentale dell’uomo che determina una gestione della legge ancora più perversa delle leggi stesse. Nonostante la previsione che dalla nuova Costituzione non deriverà un cambiamento della legge sull’aborto in Ungheria e nonostante il sapore di compromesso della formula «tutela del feto fin dal concepimento» (perché più chiaro sarebbe stato scrivere «tutela il diritto alla vita di ogni uomo fin dal concepimento») saluto con soddisfazione un voto che avrà i suoi effetti positivi non solo nella cultura magiara ma anche nelle aule di giustizia sopranazionali. Penso soprattutto alla Corte europea dei diritti dell’uomo dove una deriva negativa riguardo al diritto dei nascituri è ben avvertibile. Ma la Corte di Strasburgo nel disegnare il diritto europeo tiene sempre conto dei principi giuridici vigenti all’interno dei singoli Stati. Ora a indicare al massimo livello normativo l’individualità umana del concepito si aggiunge la Costituzione ungherese. CARLO CASINI |