No del Consiglio d'Europa all'utero in affitto.
I contratti di maternità surrogata, quasi sempre dotati di una selva di clausole dal sapore schiavistico per la donna-incubatrice, hanno come protagonisti un bambino e una madre, geneticamente estranei ma inseparabili per la vita in forza di quei nove mesi di vita all’unisono.
Nessun accordo può recidere questo legame naturale. Il tesoro e il segreto più prezioso della nostra umanità racchiuso nella generazione di una nuova vita e custodito dalla donna va rispettato senza sovrapporgli le astuzie imposte dal mercato dei desideri trasformati in pretese pagabili con bonifico bancario. L’Europa, che al quinto round dice no e basta, impone anche all’Italia di prendere una posizione chiara. Mozioni e ordini del giorno, pur nobili, non bastano più: è l’ora di un divieto chiaro e non aggirabile all’utero in affitto. Strasburgo, stavolta, ha indicato con lucidità e coraggio la buona strada.