Confessioni di un ginecologo non obiettore
Dopo circa un anno dall’intervista rilasciata al Corriere della Sera è uscito il libro del dottor Massimo Segato, ginecologo vice primario dell’ospedale di Valdagno (Vicenza), “L’ho fatto per le donne. Confessioni di un ginecologo non obiettore” (Mondadori). La vicenda è umanamente dolorosa ma avvincente. Un bambino sfuggito alle sue mani di medico abortista, un fortunato “sbaglio”, come lui e la madre lo chiamano, di nome Giulio, che tanto ha avuto di provvidenziale nella sua carriera e che l’ha portato a “vedere” con occhi più limpidi ciò che stava compiendo da anni: «Fu davanti a quel bambino che ho avuto la mia prima crisi di coscienza». Un aborto richiesto, la cannula dell’aspiratore Karman che fallisce, l’embrione-bambino che rimane attaccato alla vita e nasce. Il dottor Segato temeva che la donna gli facesse causa, e in effetti era quello che la donna voleva fare prima di stringere tra le braccia il suo bambino. Invece mamma Barbara grazie a quell’errore nella procedura dell’aborto, e come tutte fanno, ha detto: «Dottore ora posso dirle solo grazie». Lo ripetiamo sempre: la donna che vuole abortire è determinata a risolvere il “problema” ma non è affatto convinta che l’aborto del figlio sia la cosa giusta. I pro choice non lo vogliono capire. Comunque la realtà, cioè la verità, è che: «L’aborto è freddo, come la morte. Freddo l’ambiente, freddi gli animi, freddo il sangue. Perché freddo è l’aborto. Triste, silenzioso e terribilmente freddo. Almeno quanto è calda l’ostetricia con le sue mamme e i suoi piccoli. Non ho mai visto una donna contenta per un aborto».
Queste parole non sono un uomo di chiesa, o di un pro-life convinto ma sono proprio del dottor Massimo Segato. L’aborto, si lamenta il dott. Segato, viene oggi troppo spesso fatto in maniera superficiale, senza porsi interrogativi, non cercando di superare le difficoltà per dare la vita al nascituro e di fronte al quale la donna è troppo spesso lasciata sola dall’uomo.
Ancora il dottor Segato non rinnega il suo ruolo ma semplicemente si mette da parte: «La mia guerra è finita, la mia parte l’ho fatta. Tocca ad altri. Oggi non opero quasi più, se posso evito e sono contento». La chiama proprio “guerra”. È vero, ed è la più grande tragedia del dopo guerra che ha fatto quasi, per ora, sei milioni di morti. Il titolo del suo libro rivela proprio l’errore dei pro-choice e cioè la tragica idea di farlo per le donne, addirittura per “il loro bene”. Questa convinzione è talmente fissata nella psiche dei pro aborto che sembra una scappatoia per il loro senso di colpa e per una ideologia che non ha nulla a che fare con la cruda realtà. La loro ideologia è così tirannica che non guarda in faccia a nessuno e schiaccia la donna nella sua dolorosa “scelta”. Infatti ai pro aborto non importa il post aborto ed è come se dicessero: «L’hai voluto tu, ti abbiamo messo a disposizione la legge ed ora veditela tu……». Il dottor Segato passa il testimone ad altri non obiettori che, dopo anni, si ritroveranno con lo stesso freddo nel cuore e tante lacrime nascoste di madri mancate e pentite.