Origine della legge 194
La legge 194 è nata nel 1978, in un periodo di pressione terroristica... Il mondo cattolico era frastornato, intimidito: aveva perso nel 1974 il referendum sul divorzio e riteneva che effetti politici negativi fossero ricaduti anche sulle elezioni amministrative del 1975. Un nuovo referendum, in una materia ancor più delicata di quella del divorzio, era sommamente temuto. Bisognava assolutamente evitarlo. In quel maggio 1978 le tecniche dilatorie non servivano più: per il 15 giugno era fissata la data per l'esecuzione del referendum. Il 9 maggio, esattamente nove giorni prima della dell'approvazione definitiva della legge, fu ucciso Aldo Moro. Il referendum sarebbe stato un' occasione straordinaria per moltiplicare gli atti di terrorismo e mettere in definitiva crisi la Repubblica. C'è un legame simbolico profondo tra l'uccisione di Moro, presidente della DC ,e la legalizzazione dell'aborto, ferita profondissima alla radice stessa dell'antropologia cristiana. È un fatto che senza il terrorismo e senza la presunta necessità di " evitare il referendum " ci sarebbe stato più tempo per ragionare e per raggiungere soluzioni migliori. Ora, senza terrorismo e ricatti referendari, dopo trent'anni è giunta l'ora di ripensare.
E non è proprio il caso che gli oppositori a questa richiesta si straccino tanto platealmente le vesti, perchè dimostrano poca memoria. Ricordino piuttosto che anche chi allora voleva quella legge, ripeteva in continuazione che ci sarebbe poi stato il tempo per una revisione. Valga per tutti - a rinfrescar la memoria - una affermazione di Giovanni Berlinguer, uno dei relatori alla Camera in favore della legge. Nella replica finale il 17.04.1978 egli dichiarò: " Sarebbe assai utile e opportuno un impegno di tutti i gruppi promotori a riesaminare, dopo un congruo periodo di applicazione, le esperienze positive e negative di questa legge... Dovremmo riesaminare le esperienze pratiche, le acquisizioni scientifiche e giuridiche e assicurare da parte di tutti i gruppi parlamentari l'impegno di introdurre nella legge le necessarie modifiche...Dobbiamo ripartire continuamente dall'idea che il problema per la sua complessità e delicatezza, richiede da parte di ciascuno di noi un alto senso di responsabilità ed anche una profonda capacità di rivedere ciascuno, alla luce delle esperienze, idee e concetti che sembrano ora acquisiti e cristallizzati". Quella promessa finora non è stata mantenuta; e sarebbe ora di passare da quelle loro stesse parole a fatti concreti.
Oggi l'opinione pubblica è rimasta turbata dall'errore diagnostico che ha condannato a morte per aborto terapeutico le gemelline di Milano e Tommaso di Firenze. Si tratta soltanto degli ultimi due episodi, ma è la punta di un iceberg, perchè è sempre più consolidata la superficialità con cui la cultura abortista decide la morte di bambini per semplici sospetti di anomalie, poi risultate inesistenti . Deve far riflettere infatti che gli aborti terapeutici sono passati dal 0.5% del 1981 al 2.6% del 2006. Anche nell'estate del 1976 a Seveso, quando un guasto alla fabbrica Icmesa fece fuoriuscire fiumi di diossina, a causa della diossina furono fatte pressioni alle mamme in gravidanza per le malformazioni alle quali i propri figli andavano incontro: così 39 gestanti abortirono; fortunatamente molte rifiutarono di abortire. Una successiva indagine parlamentare fece esaminare a Leida in Olanda i 39 feti :risultò che nessun feto era portatore di anomalie e tutti i ragazzi nati, oggi trentenni, sono perfettamente sani. Ciò è prova del "terrorismo emotivo delle parole e delle menzogne" sparse ad arte per convincere i politici di allora dell'urgenza di emanare quella legge.
Da ricordare: la Corte Costituzionale scrisse che la gravidanza può essere interrotta " quando l'ulteriore gestazione implichi danno, pericolo grave, medicalmente accertato e non altrimenti evitabile per la salute della madre ". Stabiliscono, invece, gli art. 4 e 5 della legge 194 che nei primi tre mesi di gestazione la donna ha facoltà di ricorrere all'aborto per sua illimitata decisione, a prescindere dall'accertamento medico della malattia e della sua irrimediabilità. Inoltre è da ricordare che la sentenza n. 35 ( relatore Vassalli ) ha affermato la protezione costituzionale del diritto alla vita fin dal concepimento. Pertanto una revisione della 194 è d'obbligo.
Riflessione : il vizio di origine della legge 194 è l'insincerità, l'ambiguità, l'uso di belle parole per mascherare una pratica del tutto inaccettabile. Tutti riconoscono che la legge va corretta. Ma è l'ambiguità che ha reso possibile la gestione scorretta: dunque anzitutto è da eliminare l'ambiguità. E sono proprio le norme così dette "positive" che vanno corrette di modo che non possano esser interpretate contro la vita ancge se presentate come fossero a favore della vita. Riconoscere e dichiarare il diritto alla vita fin dal concepimento, cioè che la soggettività giuridica appartiene ad ogni essere umano prima e dopo la nascita, così come è scritto nella legge 40, è il modo più efficace di dissolvere le ambiguità attuattive. Naturalmente una legge e la gestione di essa vanno articolate e devono tener conto di molte circostanze diverse. C'è molto da fare. Basti pensare alla riforma dei consultori, che sono addirittura diminuiti nel 2005 rispetto al 2004; e alla mancata attuazione di prescrizioni legislative della stessa 194, come l'art. 2 laddove prevede che i consultori "possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, di idonee associazioni di volontariato", e l'art. 5 laddove prevede che i consultori dovrebbero aiutare anche economicamente la donna "a rimuovere le cause che la porterebbero all'interruzione della gravidanza": prescrizioni legislative non ancora attuate dopo 30 anni. Ma se tutti riconosciamo il diritto alla vita al punto di abolire giustamente la pena di morte, se tutti stimiamo che la libertà di non abortire è il dono grande che la solidarietà può fare alle madri, allora tutti insieme troveremo la strada, ma solo a partire dalla ferma decisione senza equivoci di stare dalla parte della vita.