Anna e la RU486
Anna ha 24 anni ed è una studentessa calabrese racconta: “Ero partita dall’Università di Cosenza, dove studiavo, per il “Progetto Erasmus”. Allora ero una ragazza felice e piena di propositi per il futuro, anche perché presto ho conosciuto il mio fidanzato, con cui poi sarei partita per Barcellona..
Doveva essere un’esperienza indimenticabile ma un giorno mi accorsi, calendario alla mano, che i conti non tornavano. All’inizio pensavo che il mio ritardo derivasse da alcuni antibiotici che avevo assunto per una brutta influenza ma poi cominciai a temere di essere rimasta incinta e in una farmacia del centro comprai il test di gravidanza. Feci il test nel bagno dell’Università di Barcellona che mi annunciò la vita di mio figlio e mi cadde addosso come la peggiore delle notizie. Lo dissi a Roberto e sperammo entrambi in un errore, ma anche il secondo test diede lo stesso risultato. Da allora litigammo furiosamente…”.
La vita di Anna iniziava a frantumarsi e il primo pezzo che se ne andava era proprio l’amore perché da una parte c’era Roberto, deciso a tenere quel figlio e a prendersi le sue responsabilità di padre nonostante i suoi 24 anni e la mancanza di un lavoro, dall’altra le paure della giovane, il timore dei genitori, il terrore della solitudine. E sola rimane davvero, Anna, accompagnata da un’amica spagnola nella struttura sanitaria in cui i medici la spiegano che “
Continua il suo racconto: “Quando toccò a me, nessuno in realtà mi disse nulla del pericolo cui andavo incontro , così firmai e presi la prima pillola , che poi scoprii chiamarsi Mifeprex . Due giorni dopo ritornai in ospedale , come mi aveva detto il medico, e presi l’altra pillola, il Misoprostol. E’ stato tutto molto facile”.
Ma il dramma doveva ancora incominciare. “ La mattina seguente ero sola in appartamento..iniziai ad avere dolori lancinanti all’addome, a fare avanti e indietro dal bagno con una diarrea incontrollabile e una nausea terribile…Pensavo di morire. Caddi in uno stato di semi-incoscienza e dopo alcune ore mi svegliai in un bagno di sangue. L’emorragia era inarrestabile, continuavo a perdere sangue, sentivo la vita uscire dal mio corpo, non ero mai stata tanto male. Chiamai aiuto e tornai in ospedale dove mi fecero una nuova ecografia ed ebbi la notizia che l’aborto era avvenuto “con successo”. In realtà lì si celebrò il cuore vero del mio dramma. Le mie convinzioni ad una ad una sono tutte crollate, sono caduta in uno stato di depressione terribile, piango sempre e fatico a riprendere forza. Ora mi sento in colpa verso il mio fidanzato, che peraltro ho anche perso, e soprattutto verso quella creatura. Devo cominciare a ricostruire tutta la mia vita, ma so che questo ricordo non mi abbandonerà”.
Era una ragazza come tante, Anna, con quella voglia di vivere a volte irrefrenabile, quella convinzione di avere il mondo in tasca e le certezze nel cuore, decisa a fare di testa sua. “anche in quell’occasione pensavo di aver scelto la via facile, così sui giornali ti presentano
Ce la farà, Anna, la sua rinascita comincia da qui, dal desiderio di raccontare la sua storia, rimasta sconosciuta anche ai genitori: “non voglio che altre ragazze imbocchino la mia strada, devono sapere a cosa si va incontro. Vorrei dire solo questo:attente alle false libertà e soprattutto non decidete da sole, la vita, sin dal suo sbocciare, anche nel dramma si può trasformare in un dono. Io me ne sono accorta troppo tardi, ma per voi c’è ancora tempo”.
Testimonianza su L’avvenire 02/12/09