Gabriele il mistero amato
Dal libro di Adriano Moraglio - Effatà editrice
“Desideriamo dire a tutti che mia moglie ed io abbiamo preso la decisione di portare a termine la gravidanza in un momento terribile: quando sapemmo della situazione anencefalica del nostro Gabriele. Non ci sentimmo di spegnere la vita nel grembo materno”.
…..”Ho pianto, ho sofferto… Dentro di me c’era una creatura destinata a morire subito dopo essere nata: era un pensiero che mi tormentava…. Rifarei tutto quello che ho fatto. Un bimbo non si butta via. Lo senti muovere dentro di te e sai che non puoi disfartene perché lo ami già. Perché è già tuo figlio, fa già parte di te”.
…..”Tutto quello che potevamo fare era accarezzargli una manina, sfiorargli il braccio attraverso l’oblò. E’ una sensazione dolcissima ma straziante. Che aumenta solo il nostro desiderio di averlo sempre vicino”.
…...”Nei 14 giorni in cui è vissuto nell’incubatrice in ospedale abbiamo dato a Gabriele tutto il nostro amore. Si, Gabriele è stato un dono di Dio e continua ad esserlo per sempre. Maurizio ha rappresentato la speranza della vita. I suoi genitori hanno passato giorni a soffrire per Maurizio sperando nella riuscita dell’intervento di trapianto del cuore di Gabriele. Adesso sono lassù insieme, due piccoli angeli”…
“Io credo che i frutti verranno. No, non è stato tutto inutile, Gabriele non è morto invano. E non è morto del tutto. In quei 14 giorni abbiamo imparato ad amarlo e l’amore non muore mai”.
Ringraziamo i genitori di Gabriele perché ci hanno insegnato che anche nelle situazioni più tragiche non ci si rassegna, non si urla contro la società, ma ci si può incamminare sulla strada della vita invece che su quella della morte”.